"Amare senza pretendere niente in cambio."
Già: come se la storia del principe azzurro non avesse già fatto abbastanza danni.
Ogni tanto leggo cose come queste, che mi scatenano qualcosa di molto simile ad uno shock anafilattico a cui seguono fantasiose imprecazioni difficilmente arrestabili.Mi riferisco ai contenuti, ovviamente: sulla forma ho steso un velo pietoso da un pezzo.
C'è una discriminante: potere fare qualcosa, non significa necessariamente essere in grado di farlo.
E' una differenza sostanziale, non filosofica.
Teoricamente viviamo nell'era della comunicazione: una buona fetta di popolazione mondiale può farlo e ha accesso ad uno smartphone.
Quindi.
Fatto salvo che l'amore sia qualcosa di molto complesso e difficilmente definibile, soprattutto su un social network.
Fatto salvo che quello che non pretende niente in cambio, e che prevede un intermediario, è l'altruismo (come per esempio la donazione del sangue).
Rifletterei, ed inviterei a riflettere, sul fatto che ogni genere di relazione si fondi su uno scambio. Non sto parlando di baratti: sto parlando di scambi, che sono fatti di una sostanza molto più profonda.
Scambi di presenze, di supporti, di vicinanze, di risate, di complicità, di sostegno, di affetto. Attraverso l'impegno, la volontà, la ricerca, l'interesse, la costanza, la compassione, l'empatia, la stima, la costruzione di qualcosa.
Perché quello che mi fa ferocemente incazzare, è come una frase del genere, assieme a molte altre di una banalità offensiva per il pensiero umano, possano plasmare il pensiero femminile.
La convinzione che si possa amare senza pretendere niente in cambio, è l'anticamera dell'accettazione di molti soprusi.
E poi, in nome di un amore post prodotto, tutto diventa lecito.
Mi chiedo di queste nuove generazioni di ragazzine.
Mi chiedo cosa pensino e cosa abbiano insegnato loro a pensare.
Diamo loro gli strumenti per diventare delle rivoluzionarie.
Diamo loro parole ricche di senso: insegniamo loro il pensiero critico e l'opportunità di riflettere.
E di scegliere.
Diamo loro altre prospettive.
Altre storie.
In un'epoca dove l'emancipazione femminile è purtroppo ancora apparente.
Perché l'Amore non dimora nell'accettazione passiva.
C'è una discriminante: potere fare qualcosa, non significa necessariamente essere in grado di farlo.
E' una differenza sostanziale, non filosofica.
Teoricamente viviamo nell'era della comunicazione: una buona fetta di popolazione mondiale può farlo e ha accesso ad uno smartphone.
Quindi.
Fatto salvo che l'amore sia qualcosa di molto complesso e difficilmente definibile, soprattutto su un social network.
Fatto salvo che quello che non pretende niente in cambio, e che prevede un intermediario, è l'altruismo (come per esempio la donazione del sangue).
Rifletterei, ed inviterei a riflettere, sul fatto che ogni genere di relazione si fondi su uno scambio. Non sto parlando di baratti: sto parlando di scambi, che sono fatti di una sostanza molto più profonda.
Scambi di presenze, di supporti, di vicinanze, di risate, di complicità, di sostegno, di affetto. Attraverso l'impegno, la volontà, la ricerca, l'interesse, la costanza, la compassione, l'empatia, la stima, la costruzione di qualcosa.
Perché quello che mi fa ferocemente incazzare, è come una frase del genere, assieme a molte altre di una banalità offensiva per il pensiero umano, possano plasmare il pensiero femminile.
La convinzione che si possa amare senza pretendere niente in cambio, è l'anticamera dell'accettazione di molti soprusi.
E poi, in nome di un amore post prodotto, tutto diventa lecito.
Mi chiedo di queste nuove generazioni di ragazzine.
Mi chiedo cosa pensino e cosa abbiano insegnato loro a pensare.
Diamo loro gli strumenti per diventare delle rivoluzionarie.
Diamo loro parole ricche di senso: insegniamo loro il pensiero critico e l'opportunità di riflettere.
E di scegliere.
Diamo loro altre prospettive.
Altre storie.
In un'epoca dove l'emancipazione femminile è purtroppo ancora apparente.
Perché l'Amore non dimora nell'accettazione passiva.